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Viaggi d'altro tipo - Il Projeto Vuelta al Mundo

Per l'articolo di questo venerdì, abbiamo deciso di proporvi un'intervista che abbiamo preparato per Vitòria Ruschel, di Porto Alegre, Brasile. È la giovane amministratrice del progetto “Vuelta al Mundo”, che vuole essere un'alternativa di consumo all'industria della moda, proponendo vestiti usati e prodotti artigianali durante lo svolgimento di fiere e mercatini. (Potete dare un'occhiata alla pagina Facebook e Tumblr qui)

Vitòria ha 22 anni, è laureata in Design della moda ed è un'ottima scalatrice. Da un paio d'anni gestisce con l'aiuto di alcuni amici il progetto di cui vi abbiamo parlato. Vediamo di entrare più nello specifico con le parole della diretta interessata.

1. Le tematiche che portate avanti hanno a che fare con il “consumo alternativo e cosciente nella vita quotidiana delle persone”. Come è nata l'idea di mettere su il

progetto? Come mai questo nome? E perchè proprio attraverso i mercatini di vestiti usati?

«Mi sono sempre piaciuti questi mercatini. Da molti anni li vedo come un'alternativa per vestirmi bene, esprimermi e spender poco, e al di là di tutto questo, contribuire alla costruzione di un mondo migliore e più ecologico.

Dopo essermi laureata in Design della moda, ho sentito la necessità di lavorare a qualcosa in cui credessi e che si inquadrasse nei problemi attuali dell'industria della moda, come per esempio lo sfruttamento sul lavoro, l'inquinamento, le emissioni di carbonio... Come alternativa ho trovato il mercatino dell'usato e lo scambio di vestiti.

Il nome, invece, nasce dal nome della canzone Vuelta al Mundo dei Calle 13, e vuole suggerire l'idea del giro del mondo dei vestiti usati, quello per conoscere culture differenti e venendo in contatto con realtà diverse, e come è inteso nella canzone: la ricerca per quello che davvero conta e la fuga dalla routine

2. Dopo la fase iniziale come vi siete organizzati per realizzare materialmente il progetto? Chi è coinvolto? Ci sono dei volontari? Qualcuno vi ha appoggiato?

«Il progetto si è sviluppato con molta naturalezza, quasi autonomamente: ci è venuta l'idea ed è stata semplicemente accettata dall'universo. Ci sono persone che mi aiutano ad aggiornare la pagina su Facebook, altri partecipano ai mercati del progetto e portano i propri prodotti artigianali che aggiungono valore all'iniziativa.

Per quanto riguarda l'appoggio, è stato solo di tipo morale. Stiamo cercando di muoverci per ottenere qualche finanziamento di tipo economico che ci servirà per le iniziative e i prossimi viaggi che abbiamo in mente.»

3.Come nasce l'interesse e l'attenzione per la sostenibilità del nostro pianeta? Pensi che il mondo abbia ben chiari i reali pericoli che sono legati al capitalismo e al consumismo selvaggio?

«Credo che il pianeta stia attraversando un momento di riflessione, e che sia sorto un problema legato alla concezione del valore attribuito al denaro e all'estetica (non solo fisica, ma anche per quanto riguarda vestiti, automobili, apparecchiature elettroniche).

Il consumo sfrenato e selvaggio è uno dei principali punti che mi hanno spinto a lavorare con vestiti usati: il fatto che tutti comprino oggetti già utilizzati da altri, in buono stato, potrebbe rappresentare una delle grandi soluzioni per i timori che oggi affollano le teste pensanti del pianeta Terra.»

4. Sappiamo che avete fatto un viaggio on the road con un maggiolone. Dove siete stati? Ci potete raccontare qualcosa di questa esperienza?

«Siamo state in Uruguay e Argentina. 3500 km in totale. Ho visitato molti mercatini in Argentina, e in Uruguay siamo stati in posti dalla natura incredile: sono un'appasionata scalatrice e ho trovato delle belle pareti rocciose.»

5. Come pensate che il progetto “Vuelta al mundo” si potrebbe evolvere? Avete altri progetti, magari in Europa?

«Stiamo andando avanti per gradi. Ci sono molti progetti e molto è già stato fatto: il mercato libero di cose usate e artigianali e cibo biologico, la diffusione di modi di consumo alternativi, della cultura della bicicletta, feste di strada e birra artigianale.

Se tutto va bene, il "Vuelta al Mundo" farà un viaggio in Europa in furgone durante i mesi di maggio, giugno e luglio, anche se non abbiamo ancora deciso l'itinerario preciso.

Il 14 marzo saremo negli Stati Uniti, e dopo a Panama alla ricerca di vestiti usati da proporre nei nostri mercatini.»

6.Cosa può fare un cittadino qualsiasi per essere più sostenibile per il pianeta? Quali consigli potete offrire per un viaggiatore attento a queste tematiche?

«Posso rispondere a queste due domande in modo simile: credo che di fronte alla situazione globale attuale, una persona che voglia essere più sostenibile, che viaggi o meno, dovrebbe evitare gli sprechi ed essere ecologicamente più corretta.

Dovrebbe cercare prodotti locali (questo vuol dire meno emissioni di carbonio), cibo biologico e preparato in maniera tradizionale, trasporti alternativi per muoversi in città, valorizzare l'essere e non l'avere, rendere possibile lo scambio di oggetti, riciclare quello che si può, utilizzare prodotti che non siano dannosi per la natura, e ovviamente, spargere amore!»

Queste le proposte che Vitòria e il progetto "Vuelta al Mundo" vogliono trasmettere per cercare di fare del mondo un posto un pochino migliore, attraverso l'attenzione alle piccole cose e il ridimensionamento di certe abitudini di consumo troppo pesanti per essere sopportate dal nostro pianeta. Argomenti che ci toccano tutti da vicino e che dovrebbero spingerci a più di qualche riflessione. Per il momento vi lasciamo con la canzone che dà il nome al progetto, Vuelta al Mundo dei Calle 13. Buon ascolto per chi ancora non la conoscesse!

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