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Bodega Marin - Emigrato a Barcellona, Atto I

"Un cabernet, por favor."

prendo posto nella Bodega Marin, su Carrer de Milà i Fontanals. Il locale si estende in verticale: le botti in legno impilate una sopra l'altra portano l'umile passante a sentirsi timoroso di fronte a una storia più grande di lui, la storia della barrique e del suo eterno compagno di viaggio, uniti l'uno all'altro, nei loro sapori e nei loro odori.

Chiedono poco per un bicchiere qua.

"Uno con sesenta."

Paghi l'atmosfera, in compenso, respirandone le stagioni che sono passate, anche di qua.

Il legno scuro che adorna il locale incute rispetto, certo, ma solo nei giovani bevitori come me, dal legno ancora acerbo e ancora troppo chiaro.

"No cristales en la calle!"

Per fumare devo finire di bere questo bicchiere.

Il locale semivuoto, il silenzio delle conversazioni timide da vino tinto, trasformano i piccoli vasos in dosi di felicità. Dosi piccole, prego. Non vorrei averne troppa, potrei non dormire stanotte!

E' forse la semplicità con cui viene versato il vino, nella bottiglia di plastica da portare a casa, che rende questo posto quello che è. Forse anche perchè casa è qua. Pochi euro per un po’ di casa.

Ah, casa! Nella lingua inglese c'è una netta distinzione fra un costrutto abitato e un luogo confortevole dove permettere alle proprie spoglie di riposare. Gli inglesi ci hanno visto lungo non confondendo le due cose, nella fattispecie "house" e "home".

Sono tornato in Italia per le feste natalizie, ed era tutto strano. Ero tornato molte volte, ma quella volta era completamente diverso.

Allora ripartii.

Sembrava di non essere mai andato via.

Ma non era Barcelona. Non era nemmeno la Bodega Marin.

Allora cos’era quella sensazione? Da dove proveniva? Cos’è per me casa, a questo punto?

Esco fuori a fumare. Prima chiedo un altro giro di vino.

L'hombre dice che il bicchiere lo lascia dentro, in attesa del mio ritorno.

Fuori parlo con due ragazzi, una chica spagnola e un chico irlandese. I due parlavano inglese, ma l'accento di lei eludeva le sue origini latine. Un saluto veloce e torno al mio bicchiere.

Mi manca parlare. Parlo solo con Salem, il gatto dell'appartamento dove abito.

Chiede molto, Salem. Necessita di attenzioni. E' un gatito atipico ed è venuto spontaneo ringraziarlo in qualche situazione per la sua grande umanità, quell'umanità sparsa nei suoi occhi azul mare, da gatto che ne ha passate tante nella vita.

Hola! Adeu

La gente entra. Altri, borrachos, escono. Borrachos per un poco di felicità.

Toma”, prendi, esclamano nel retrobottega. Chissà cosa, chissà perché.

E' bello ascoltare questa lingua, nei suoi momenti caldi e nelle sue espressioni di gola, nel modo caliente e informale di rapportarsi con le persone. C'è un anello sottile che unisce il popolo napoletano – che ho nel sangue, da parte di mio padre - con quello catalano. Quando parli di Napoli e Catalogna non puoi che parlare di popoli - non affermate mai il contrario di fronte a un catalano, a meno che non vogliate affrontare una complicata conversazione -. Credevo che per queste mie origini, l'adattarsi sarebbe stata una sciocchezzuola. Ma la scarpa stringe troppo. O forse la colpa, se vogliamo chiamarla così, non è della scarpa, ma del mio piede.

Così, mentre mi dirigo dal calzolaio successivo, mi rendo conto che non è colpa né della scarpa, né del piede.

"Semplicemente non appartengo" - mi dico.

Quello che ho cercato con ostinazione per tutta la mia adolescenza, esce allo scoperto qua, in questo posto, con un significato completamente opposto a quello che gli attribuivo. Non solo non ho mai trovato un giusto paio di scarpe per me, ma non le ho mai neanche provate - o scelte - con la giusta cognizione. Con quel coraggio mancato, ho perso la consistenza di ogni attimo che percorrevo.

"Hola."

"Hola, un vaso de Varrill."

Mi giro a vedere chi è entrato.

La proprietaria, dopo aver servito il cliente, continua a conversare con una mujer.

Il mio bicchiere è qui, a metà.

L'orologio segna le sette e venti, è quasi ora di cena, per me.

Ma non voglio tornare a casa.

Vorrei stare qua, ancora un poco,

nella Bodega Marin.

Salut.

Daniele Ianniello

THREE

FACES

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