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This is Africa, man! - Viaggio attorno al Mondo, Atto II

In tanti la chiamano AFRICA, per me si chiama solo FELICITA'

Non una ragazza, non un videogioco, non una serata, niente potrà mai rendermi felice come essere arrivato fin qui senza mai bucare il cielo, dopo 40 giorni di viaggio, dopo la fatica, le gioie, i dolori, le belle persone incontrate fino ad ora, e i magici panorami visti, questo rappresenta già il compimento di un sogno: davanti a me la Terra, quella che tanto attendevo, sono cosi ansioso di mettere piede su un nuovo continente per la prima volta nella mia vita, che quasi mi assale un pizzico di paura. AFRICA.

Fuori sta diluviando, e dire che volevo fare un salto a Tarifa. Vabbè è solo una scusa per doverci ritornare, prima o poi. Domani (03/12/2014) a quest'ora sarò già immerso nel caos marocchino, e mimetizzato tra i tanti passeggeri sbarcati a Tangeri.

Ho deciso di non restare nello smog della città di transito ma di muovermi verso Sud, su consiglio

dell'amica che mi sta ospitando ad Algeciras, con uno dei tanti bus fino a Chefchaoune che, con le sue piccole casine all'interno della medina che tendono dal celeste al blu, ha attirato anche l'attenzione del reporter americano Steve McCurry.

Sono da poco passate le ventidue, e già sono rifugiato sotto le coperte.

Al contrario dei giorni prima della partenza non trovo in me qualcosa che assomigli ad una sensazione di paura, piuttosto di felicità, di sentirsi contenti e realizzati da quello che si sta facendo. Non so se questa notte riuscirò a dormire, forse più per la paura di perdere il traghetto che mi scaricherà, insieme ad un visibilio di africani di ritorno nel loro paese, a Tangeri.

Tangeri non è come ve la aspettereste: una grande città portuale, grattacieli, bella vita.

No, non proprio. Viaggiando via terra, si arriva gradualmente a vedere tutto quello che ruota intorno ad una grande città: gente che cammina a fianco di strade a quattro corsie come se nulla fosse; gendarmi che si inventano posti di blocco nei posti più improbabili; palazzine semi distrutte, tutti corrono all'impazzata, il caos regna incontrastato.

L'autista mi carica lo zaino nel bagagliaio, e mi dice qualcosa in arabo, gli faccio vedere il biglietto ma non sembra contento. Mi rivolgo verso il giovane studente conosciuto alla biglietteria, che mi fa da traduttore: "l'autista vuole 10 dirahm (1€ circa) per caricare il tuo zaino!". Rifiuto gentilmente la mancia obbligata, e lui con tutt'altra gentilezza mi scarica lo zaino. Il ragazzo poi mi si avvicina all'orecchio, dopo aver partecipato all'accaduto, e mi sussurra: "This is Morocco, and you are a foreigner. You have to pay for anything. Welcome to Africa!"

Una quantità indescrivibile di polvere fluttua nell'aria di questo bus scassato diretto a Fez, mi trovo schiacciato al finestrino dei posti di fondo, di fianco a me un neozelandese, conosciuto al carico dei nostri zaini, nello straripante bagagliaio, ed ancora incredulo per larichiesta del dazio, gli do il benvenuto con la più classiche delle frasi: "This is Africa, man! "

Camminare per la sua medina labirintica può diventare problematico, e ritrovarsi dalla parte opposta della città è solo normalità, dove molto cordialmente, previa cauzione, potrai ringraziare i numerosi giovani, che ti accompagneranno nei negozi dei loro fratelli, genitori, zii o nonni o cercaranno di offrirti il meglio delle truffe locali.

Oggi mi sposto a Rabat, con l'intento di ottenere il mio primo visto, quello della Mauritania, per proseguire il viaggio verso Sud. La stanza misura 5 per 1,5 metri, non esiste bagno, quindi nemmeno doccia, solo un buco per fare la pipì, ed un lavandino che butta acqua di strani colori. Nel cortile del riad dove dormo, ogni volta che il muezzin richiama la preghiera, si riuniscono almeno 50 persone. Ordinaria amministrazione.

Domani mattina alle sette sarò gia davanti all'ambasciata Mauritania per richiedere il visto, e spero tanto di riceverlo già nel pomeriggio,cosi da poter fuggire da qui.

Visto ottenuto! Il viaggio prosegue!

Pensavo di averla fatta franca pagando i miei 50dh per il bus di Marrakech, il prezzo che paga normalmente ogni persona su questo dannato mezzo, fino al momento in cui la partenza non è stata rimandata almeno di un'ora ed il bus era stracolmo di gente, dovendo cosi mettere il mio bagaglio di sotto, sborsando l'argent per lo straniero di ulteriori 10dh. Bastardi giocolieri!

Piove davvero tanto, diluvia.

Viaggiando in solitaria conosci un sacco di persone, da ogni angolo del mondo, ognuna unica a modo suo, ci condividi momenti, senza mai pensare se mai ci sarà altra occasione di rivedersi, o se mai troverai la voglia di scrivergli almeno una mail.

Viaggiando riesci a cogliere l'essenziale da ogni persona lungo il tuo cammino, e ti verrà cosi facile tirare fuori il loro lato piu personale, segreto, vergognoso, incredibile, cosi come raccontare la tua vita ad un perfetto sconosciuto, ma che riesce a trasmettersi fiducia con uno sguardo, o come dire, certo cose si sentono a "pelle".

Ci sono cose che non riesci a raccontare neanche ad un fidanzato, alla migliore amica, nessuno più di un perfetto sconosciuto ti può essere d'aiuto.

La scorsa notte ho incontrato Angela, giunta fin quì per un weekend di relax, certamente non la migliore scelta, ma alla fine ho dovuto dirgli numerosi grazie, mi ha tirato fuori da un vicolo cieco. Esplorando una città senza un itinerario, camminando casualmente ti possono capitare mille situazioni, brutte o belle ovviamente: ieri siamo capitati nel mezzo alle riprese di un film, e mi sono sentito a casa per un attimo, a camminare come mi piaceva tanto prima di partire, per le città deserte, prima che il sole si svegliasse.

Mi ritrovo scaraventato su un mini van dei primi anni '90, diretto a Merzouga, destinazione finale. La vista della neve in Marocco, era qualcosa a cui sicuramente non ero preparato, chiunque pensi all'Africa, cone può riuscire ad associarla ad immense montagne, in cui sono incastonati percorsi strozza stomaco, coperte da un bello strato di neve.

Stamani ci siamo svegliati irrigiditi dal freddo, abbiamo dormito tutti vestiti, i letti erano congelati, ed ogni movimento poteva comprometterti l'intera notte di sonno, e l'unico modo per arrivare al mattino, appena riposati, era occupare il meno spazio possibile e assumere la classica posizione di uno zombie congelato, fino a quando le prime luci dell'alba non hanno illuminato quel paradiso naturale e la luna faceva capolino augurandoci il buongiorno.

Sulla strada per Merzouga, incuriosito, ho fatto due passi, la mia attenzione viene attirata da alcune urla di piccoli bambini che proviene da una delle poche costruzioni ancora in piedi. Urlano sempre di più, qualcuno sembra addirittura incredulo di vedere uno straniero lì, mi guardano stranito e sorridono senza sosta, mi circondano e mi inondano di "bonjour monsieur!".

Lungo la strada trovo tre giovani muratori, che mi indicano di proseguire per una distanza non definita, forse un chilometro o forse cinque.

Niente, non c'è niente, cosi desolato torno indietro sulla stessa strada passando davanti alla casa in

costruzioni dove lavorano i giovani. Non vedendomi nulla tra le mani, mi chiedono quale sia il problema, uno dei ragazzi corre alla borsa e prende un qualcosa che assomiglia ad una grande pizza: "Ce est pour vous, prenez-le ainsi. Voulez vous encore un thé?"

Non vuole nulla in cambio, non so cosa fare, se non dargli la mano.

Massimo Lo Bianco THREE FACES

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