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Carta "Imprevisti" - Erasmus in Spagna - Sevilla, atto I°

Marzo 2011.

Mattia è appena arrivato a farci visita. Ci siamo sistemati nella camera che divido con la mia ragazza, buttando un materasso a terra ai piedi del letto. L'intimità scompare, ma gli spazi nella nostra casa da studenti sono quelli che sono e tocca arrangiarsi.

Durerà poco, comunque, dato che tra 5 giorni abbiamo il volo per Fez. Quindici giorni a giro per il Marocco. Stiamo studiando l'itinerario da più di un mese con frenetiche video-chiamate su Skype: puntatina in Ketama, a vedere da vicino gli agricoltori locali all'opera, poi discesa verso il deserto con svariate tappe intermedie.

A Sevilla, intanto, l'esistenza procede viscosa, tra una festa e l'altra. Alcool e degrado, soldi perennemente scarsi, abuso di pipe ad acqua e via discorrendo. Un viaggetto è d'obbligo. La vita da Erasmus mi è già venuta a noia: nulla di più di ciò che già facevo in Italia. Questo è il grande problema, l'assenza di novità. I soggetti di cui sono circondato sono bravi ragazzi italiani, nella maggior parte dei casi alla prima esperienza fuori casa e fuori confine che, trovandosi catapultati nella “libertà”, si danno alla pazza gioia. Io, questa stessa fase, la vivo da anni. Ho sbagliato momento della vita, per un'esperienza del genere. Non che non mi sappia divertire, ma l'ebrezza del tornare a casa sbronzo tutte le sere e delle conquiste sentimentali etiliche l'ho già ampiamente sperimentata.

Possiamo passare oltre, dev'esserci qualcosa di più, nella vita.

Abbiamo quindi deciso di bypassare l'allegra scampagnata in banda-Erasmus in Portogallo, optando per il meno inflazionato – e sicuramente più interessante – Marocco. Tiziana, la mia ragazza, è tornata appositamente in Puglia per ritirare il passaporto. Matti ha preso le ferie dal lavoro per raggiungerci. I biglietti sono fatti. E' tutto pronto. O quasi.

«Merda. Mi sa che c'è un problemino...», mi fa Matti, scrutando preoccupato lo schermo del pc.

«Che problema?», chiedo io, cascando dalle nuvole.

«Hai presente i casini che stanno facendo giù?» , domanda lui. L'aria non è delle più rassicuranti.

«Beh? »

«Beh, sono scoppiati per bene. Scontri con la polizia, sparatorie, svariati morti. Dalla Farnesina sconsigliano caldamente qualsiasi viaggio in quelle zone...»

«…»

«Mapporcadiquellaputtana! Proprio ora devon decidere di darsele?!?»

«Fottiamocene, sono tutte seghe da turistelli Alpitur, venvia...»

«Mah. A me non pare proprio... 5 civili morti ad Al Hoceima, sulla strada per il Ketama. Ieri. In una banca che, non contenti, hanno pure incendiato. Fai te...»

«Maremma maiala, che sculo. Boh, io sono per andare uguale. Sento pure Tiziana che dice, ma io andrei...».

Segue una interminabile sequela di botta e risposta, paranoie e controparanoie, telefonate ansiogene in Italia e dubbi amletici. La compagnia non è troppo tranquilla ad andare in territorio di guerriglia. Effettivamente la prospettiva non entusiasma neanche me, ma non ce la faccio ad arrendermi all'idea di non partire.

Ci prendiamo gli ultimi giorni prima dell'ipotetica partenza per riflettere. Tiziana torna dall'Italia, e anche la sua famiglia non è troppo propensa a dare il beneplacito alla partenza. Gli scontri, dopo l'apice di qualche giorno fa, sono leggermente calati, ma la situazione non è assolutamente tranquilla. La preoccupazione di portare la mia ragazza in una zona così pericolosa alla fine inizia ad intaccare anche la mia sicurezza.

«Fanculo, mi sa che alla fine in Marocco non ci andiamo...» , dico a Tomàs, mentre il set raggae di Selektor Bony riempie l'aria del Kafka. Non becca un passaggio nemmeno a pregare, ma la selezione è ottima, come ogni mercoledì. Tiro una boccata dal joint e lo passo all'amico andaluso.

«A la mierda, tio. Per gli scontri, no?»

«Davvero... Fossi da solo ci andrei, ma non me la sento di portare Tiziana in situazioni del genere»

«Claro... Quindi viaggio saltato, eh? Beh, perchè non andate al Dragoon? Presente?»

«No, che roba è?»

«Una mega-festa della Madonna. Un rave vecchio stile, ma enorme. Una vallata intera sopra Granada, coperta di sound system. Gente presa bene e posto da urlo»

«Un rave? Bah, non lo so. Mi sto un po' stancando di questo delirio, non era proprio quello che avevo in mente...»

«No vecchio, non hai capito: è IL delirio, non un delirio qualsiasi. Una vallata intera, con gente e sound da tutta Europa. Dacci un occhio su internet, può essere pure che trovi qualcuno che ti faccia suonare...»..

Le antenne mi si drizzano immediatamente. E' un po' che mi sono buttato sul mixer, ma ancora non ho mai suonato dal vivo, come dj. La cosa mi stuzzica non poco.

«Ah sì? Dai, vedrò di che si tratta... Te vai?»

«Lascia perdere, tio... Ho un esame pesante il lunedì dopo. Se vengo là, per una settimana, non riuscirei nemmeno a pronunciare il mio nome».

La mattina dopo, miracolosamente, ricordo la conversazione: un'autentica rarità in questi miei mesi spagnoli. Apro Facebook e subito noto un invito per il Dragoon. Un sound francese, che solo dio – o Zuckemberg – sa come cazzo abbia trovato il mio contatto, m'invita a partecipare all'evento. Guardo la loro pagina: ”Bring your own tunes if you wanna make a set with our sound system”. Li contatto al volo per verificare la cosa. Rispondono affermativamente. Cazzo, evvai con l'esordio!

«Dai, ok. Marocco saltato definitivamente. Vi va di andare al Dragoon?», propongo a Tiziana e Matti. La faccia del mio amico non è troppo convinta, mentre Tiziana la vedo già lì con la testa: non è mai stata ad un rave serio, e la vedo che stà già smaniando. E' fatta.

Dopo qualche trattativa e un minimo d'informazione sui possibili mezzi di trasporti, Matti cede. Andremo in macchina, ché dividendo risulta una spesa ragionevole. Si aggrega alla spedizione anche Nicola, un altro nostro amico.

Manca una settimana alla festa, e io passo le mie giornate sulla mini-consolle che ho comprato mesi fa. Mi preparo il set, provo passaggi e fumo come un drago. Matti girella per la città, Tiziana recensisce le mie performances musicali.

Dovremmo essere nelle valli del Ketama in questo momento, ma l'eccitazione per la festa non lascia spazio ai rimpianti. Sarà un'esperienza sicuramente diversa, ma tant'è... In Marocco poi, ci sono stato appena tre mesi fa.

Il set è pronto, la macchina prenotata e le “valigie” - un ovetto, una maglietta di ricambio e una felpa -, rimandate all'ultimo momento, ovviamente. Mancano i CD. Li masterizzo, e in culo ai borderò e alla SIAE ispanica. E' un rave, per dio!

Mentre sono lì, a sfornare i CD che suonerò a Granada, compilare liste di tracce e soffocare sul bong, squilla il telefono. Andre, da Lisbona.

«Uè, vecchia spugna! Che combini settimana prossima? Pensavamo di fare una spedizione in zona tua!»

«Cazzo, proprio ora, in 6 mesi di Erasmus? Non so se ci sono...»

«Dove te ne vai di bello?»

«Granada, mi sa che farò l'esordio come dj ad una festa.»

«Che cazzo dici? Dove, che stò venendo anch'io da quelle parti?»

«Al Dragoon, un mega rave di cui mi han parlato la settimana scorsa. Te dove pensavi di andare?»

«Ahahah! Mi sa che allora presenzierò al tuo esordio: stiamo andando proprio al Dragoon

«Non ci credo... Che cazzo dici?!?»

«Mitico, trasfertona old-school casuale! Nemmeno a farlo apposta»

«See, farlo apposta? Se s'organizzava noi, col cazzo ci si beccava! Grande prova, comunque!Quando pensate di arrivare?»

«Per sabato siamo là»

«Idem. Boia, non sai che piacere mi faccia questa rimpatriata. Stò diventando vecchio a tripla velocità, circondato da 'sti pischelli. Ci vuole un po' della vecchia banda!»

«Claro! Dai, ci aggiorniamo tra qualche giorno. Un abbraccio, vecchio!».

Caricato dalla notizia, inizio a dimenticare il Marocco. Non sempre le cose vanno nella maniera in cui vengono programmate, ma questo non vuol dire che la vita non ci riservi altri jolly.

Anzi, in genere sono i migliori in assoluto... To be continued...

Simone Piccinni THREE FACES

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