Ammetto di non essere stato, almeno per ora, un grande viaggiatore. Per un motivo o per un altro sono stati molti più i viaggi immaginati che quelli effettivamente realizzati. Però ho avuto la fortuna (?) di confrontarmi con una delle più classiche esperienze on the road: l’interrail. Sono ormai passati sette anni, e non sono in grado di ricordarmi tutto quello che abbiamo fatto. Ma alcune cose rimarranno per sempre indelebili nella mia mente. E, come spesso accade, le cose che più s'imprimono nella memoria sono quelle che abbiamo sbagliato. Ecco, più che un racconto quello che posso fare è una guida su come non fare l’interrail. Considerando che abbiamo fatto praticamente tutte le cazzate a disposizione, la mia esperienza, forse, potrebbe servire a qualcuno.
Primo errore.
È importantissimo scegliere il numero di persone con cui fare questo tipo di viaggio. Noi eravamo in sette. Tanti. Troppi. E, basandoci su dati confermati in seguito dall’esperienza, avevamo complessivamente poco più di tre cervelli a disposizione: meno di mezzo cervello a testa, e neanche distribuiti equamente. Questo ha portato ai venti giorni più costellati di dubbi della mia vita, a decisioni rimandate ed a giorni e giorni di immobilismo in alcune tra le più brutte stazioni esistenti fra Francia e Spagna.
Secondo errore.
Oltre alla quantità, un altro aspetto di vitale importanza è la qualità dei compagni di viaggio. Su questo sono stato decisamente più fortunato, trovando un gruppo affiatato in grado di “sopravvivere” a tutte le situazioni che ci sono parate davanti. Ma c’è sempre un ma. Avevamo anche noi la nostra mina vagante, personificata nel soggetto più paranoico e perseguitato da paure che abbia avuto la (s)fortuna di conoscere. La sua presenza ha portato a situazioni al limite del surreale, come l’imposizione di turni durante le notti all’aperto per evitare di subire furti. Nonostante ignorassimo in toto queste direttive, la rottura di palle per noi, fieri ed accaniti sostenitori dell’incoscienza sempre e comunque, è stata notevole e costante. In più il suddetto soggetto è figlio di poliziotti, quindi cresciuto nel più cieco rispetto delle regole. Inutile sottolineare le conseguenti ed inevitabili storture di naso ogni volta che meditavamo di addormentarci su una panchina o in un parco. Ad essere del tutto sinceri le sue paure non è che fossero poi così infondate, visto che in una notte passata sul prato del porto di Barcellona – luogo famoso per essere uno dei meno sicuri d’Europa – siamo stati effettivamente rapinati mentre dormivamo. Niente di ché, ma al risveglio ci siamo trovati senza una chitarra e con qualche maglietta in meno. Peccato che nel corso della giornata un mio amico abbia realizzato di aver lasciato il biglietto dell’interrail in una delle suddette magliette. Non male, considerando che eravamo solamente al quarto giorno di viaggio. Abbiamo ancora delle multe da pagare.
Terzo errore.
L'itinerario. Decidetelo. Prima.
In mesi e mesi dalla decisione di partire a nessuno dei tre cervelli funzionanti era venuto in mente che forse era il caso di sceglierlo, ‘sto itinerario. Macché. Ci fa una sega a noi l’itinerario, si fa come s’è sempre fatto, alla collaudatissima cazzo di cane. Decisione pessima. A ogni stazione in cui ci fermavamo si ripresentavano puntuali una serie di dubbi da fare arrossire quelli de “La Scelta di Sophie”. Con i giorni che passavano e la stanchezza che si accumulava, le nostre conversazioni si concentravano solo sul dove dormire.
Capitolo degno di nota, quello sul dormire. Poco e male, possibilmente.
Visto che non avevamo idea di dove saremmo andati non avevamo prenotato niente. Tanto quando ci saremmo voluti fermare, non avremmo avuto problemi a trovare un ostello. Certo. Ovviamente a nessuno era venuto in mente che trovare posto – qualsiasi tipo di posto –, in sette, a cavallo fra luglio e agosto, non sarebbe stato poi così scontato.
Infatti, in più di venti giorni di viaggio, siamo riusciti a chiudere gli occhi sotto un tetto diverso da quello stellato solamente tre o quattro sere.
Il nostro approccio ha portato a una sfilza di notti passate all'addiaccio, fra panchine, spiagge e stazioni. E, contrariamente a quanto pensavo, fa freddo anche d’estate.
Pensare che all’inizio ci abbiamo creduto davvero che saremo riusciti a reggere tutto il viaggio dormendo dove capita. Ma le speranze della notte si infrangevano regolarmente come onde sugli scogli della realtà mattutina. Per spiegare meglio questo concetto, mi riallaccerò alla prima puntata di questo racconto.
È veramente stupendo addormentarsi su di un tetto di Nizza la prima notte del tuo viaggio. È veramente agghiacciante svegliarsi sul solito tetto tre ore dopo con uno dei tuoi compagni in pieno attacco di panico che, scrollandoti senza pietà, ti paventa l’imminente arresto per occupazione di suolo pubblico da parte di una imprecisata autorità del luogo. Considerando che in quel momento non hai la minima idea di dove ti trovi, i sogni si trasformano alla velocità della luce in incubi popolati di gendarmi e carabinieri. Esco dal sacco a pelo con ancora grossi difficoltà a collocarmi nello spazio-tempo e mi associo meccanicamente all’amico nella diffusione del panico. In quella situazione ho perso ogni senso critico e sono entrato nella modalità “non fare domande, non senti bugie”. Solo quando tutto il gruppo era sveglio e con gli zaini rifatti abbiamo pensato di affacciarsi dal tetto per studiare l'unica via di fuga.
E sorpresa: le imponenti forze dell’ordine che stavano per sgomberarci senza pietà consistevano in un triste spazzino che puliva con estrema calma la piazza sottostante. Inutile dire che non solo non ci aveva visto, ma anche nel caso lo avesse fatto, non gliene sarebbe fregato assolutamente nulla. La vista di quel solitario lavoratore, oltre alle successive considerazioni, ci hanno fatto capire che, alla fine, anche prendersi una casa in affitto al mare non sarebbe stato poi così male. Dopo questo disastroso primo risveglio la situazione è andata peggiorando. Più passavano i giorni, meno si dormiva. Dopo due-tre giorni ci aggiravamo per le città come zombie che, invece di volerti mangiare il cervello, cercavano disperatamente un posto dove chiudere gli occhi per qualche ora. Grazie al cielo ogni tanto riuscivamo a trovare un posto in ostello che ci permetteva di tornare alle sembianze umane, almeno per brevi periodi.
Anche in questi casi, tanto per cambiare, non è che fossimo sempre troppo fortunati. Infatti, l’unico ostello in cui abbiamo dormito durante la nostra permanenza in Francia si trovava senza dubbio nella cittadina più brutta della Provenza e posto in cima alla salita più ripida che le mie gambe abbiano avuto l’onore di scalare.
Il resto delle nostre notti è stata divisa fra spiagge, parchi e case di sconosciuti.
Di pari passo al problema dormire, si muove il problema lavarsi. Eh sì, fricchettoni sì, ma una doccetta ogni tanto non è che ci faccia schifo. Ma dove ti lavi, se dormi a giro per la strada? Quando ci andava bene trovavamo una doccia di qualche stabilimento balneare che rimaneva incustodito durante la notte e la prima mattinata. Quando ci andava male, usavamo la collaudata tecnica del “lavati completamente dentro al bagno del primo caffè che trovi”. Al modico costo di una colazione riuscivamo a ottenere un’azzimatura da centro benessere.
A titolo puramente scientifico posso dire che queste nostre esperienze ci hanno portato alla scoperta di una costante metafisica molto interessante: appena finirai di fare una doccia gelata all’alba, una nuvola coprirà completamente il sole per almeno mezz’ora.
Riassumendo quella che è stata una delle più stancanti e divertenti esperienze della mia vita, mi sento di darvi dieci regole su come NON fare un interrail.
I. NON stabilire un itinerario
II. Sbaglia, possibilmente di molto, il numero di partecipanti al viaggio
III. Sbaglia abbigliamento e attrezzatura
IV. Quando ti devi fermare per diversi giorni, scegli posti brutti
V. Trova posti scomodi dove dormire, possibilmente infestati da zanzare e orientati verso il sorgere del sole
VI. Fatti rapinare
VII. Cerca di perdere, durante il tragitto, almeno un componente del gruppo
VIII. Almeno una persona deve perdere i documenti
IX. Spendi tanto per godere poco
X. Non trombare
Niccolò D'Innocenti