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Viaggi d'altro tipo - Vagamondo, il giro del mondo senza aerei

Mercoledì scorso, presso la Nardini Bookstore in via delle Vecchie Carceri 5, all'interno del complesso delle Murate a Firenze, come alcuni di voi sapranno, abbiamo presentato il blog e i componenti del nostro collettivo di scrittura, Three Faces.

Era la prima presentazione, diciamo così, ufficiale, e abbiamo avuto il piacere e l'onore di avere come ospite Carlo Taglia, autore di Vagamondo – Il giro del mondo senza aerei, che come dice il titolo del suo libro, ha compiuto un incredibile viaggio durato 528 giorni e 95450 km attorno al globo.

Lo abbiamo incontrato verso le 4 di pomeriggio nella corte delle Murate e, dal momento in cui gli abbiamo stretto la mano e cominciato a scambiarci le prime battute, abbiamo avvertito un'aurea di positiva serenità e abbiamo iniziato a tempestarlo di domande sui suoi viaggi, sul suo furgone Westfalia blu, sulla promozione del libro e su particolari vicende narrate nella sua opera.

Quello che ci ha sorpreso è stata la tranquillità con cui avveniva questo primo contatto e il contrasto suscitato dall'energia dimostrata nel corso della presentazione del libro e dei suoi viaggi, come a voler trasmettere l'entusiasmo che lo ha spinto a partire, per «far scattare una molla nelle persone», come direbbe lui.

La voglia di condividere, la voglia di trasmettere un'emozione, un'idea, una speranza, questo ci è parso essere il suo scopo. In un mondo sempre più artificiale, in cui anche i sentimenti rischiano di essere scambiati per pura merce, e i rapporti tra le persone sono basati quasi esclusivamente sull'interesse, è importante scoprire un'alternativa, un modo diverso di pensare che possa ispirare la gente, emozionarla, far nascere la curiosità e quindi la fame di sapere, di scoperta.

Arricchire la propria anima con un tipo di souvenir diverso da quello che le vacanze ci fanno venire in mente. Lasciare che la vita ci attacchi addosso pezzi di storie e luoghi, per educare la nostra anima ad un diverso rapporto con l'altro e col mondo, per compiere prima di tutto un viaggio di scoperta dentro sé stessi, esplorando con cuore e mente aperta non solo gli spazi verdi di montagne e foreste, ma anche gli sconfinati meandri della propria anima.

È questo quello di cui Carlo parla: fin dall'inizio dell'incontro è stato molto sincero con noi. Da subito ha parlato del suo burrascoso passato, della frustrazione e della rabbia accumulate durante l'adolescenza, un senso di vuoto che, come tanti, ha sfogato nell'abuso di alcol e droghe, passando anche per due overdose. Rabbia e frustrazione che, dopo la morte della madre e tre anni di lavoro come tecnico per impianti fotovoltaici, è riuscito a rielaborare in uno stimolo positivo che lo ha spinto a mettersi in cammino.

Per questo crede sia importante condividere la sua storia e la sua esperienza con i giovani che provano la stessa rabbia, lo stesso senso di vuoto, che magari hanno avuto come lui un passato difficile: vorrebbe portare il tour del suo libro nelle scuole e nelle carceri minorili, per parlare ai ragazzi e spiegargli che la paura e il conseguente vuoto non vanno affrontati con atteggiamenti lesivi per sé e per gli altri, ma colmati con esperienze e insegnamenti che solo il viaggio, il mettersi alla prova e il confronto con culture tanto diverse - ma anche più semplici e meno contaminate -, può offrire.

«L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze».

Dopo la presentazione del suo libro, durata più di un'ora e mezza, tra racconti dettagliati, proiezione di fotografie e video di viaggio, Carlo è stato disponibilissimo con quanti hanno espresso le proprie curiosità e ha risposto esaustivamente a tutte le domande poste nel corso della serata.

Poi abbiam mangiato un boccone, parlato ancora un po'. È rimasto con noi e quanti lo hanno seguito dalle Murate in piazza Ghiberti, come se fosse un amico di vecchia data venuto a trovarci. Ci siam potuti conoscere un po' e parlare, condividendo le nostre storie. Uno spontaneo e naturale confronto con una grande anima, che ci ha ispirato e arricchito.

Poi, come era venuto, se n'è partito. Ci ha salutato, ci siamo abbracciati e ci siamo augurati buon viaggio e buona fortuna. Ha ripreso il suo furgone blu, verso le due di notte, ed è partito verso Livorno per poi raggiungere la Sardegna, dove sta continuando il tour promozionale di Vagamondo.

«Viaggiamo, inizialmente, per perderci. E viaggiamo, poi, per ritrovarci. Viaggiamo per aprirci il cuore e gli occhi, e per imparare più cose sul mondo di quante possano accoglierne i nostri giornali. E viaggiamo per portare quel poco di cui siamo capaci, nella nostra ignoranza e sapienza, in varie parti del globo, le cui ricchezze sono variamente disperse. E viaggiamo, in sostanza, per tornare ad essere giovani e sciocchi – per rallentare il tempo ed esserne catturati, per innamorarci ancora una volta». (Pico Iyer)

Nucleo di Redazione

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