top of page

Thermal Tour - Viaggio nel Centro Italia

L'esperienza della scoperta costituisce l'essenza del viaggio e prescinde dalle distanze percorse, oltre che dall'impegno economico sostenuto.

Con l'arrivo della bella stagione è bene – oltre che facile ed economico – organizzarsi per scampagnate low-cost durante i fine settimana. Esistono delle vere e proprie meraviglie nella zona centrale italiana, inaspettate quanto a portata di mano.

Il nostro viaggio comincia in provincia di Siena, Toscana. Oltre all'arte, alla storia e ai paesaggi rurali, che costituiscono un brand di toscanità riconosciuto nel mondo, questi territori hanno anche una ricchezza nascosta nel sottosuolo: le loro benefiche acque termali. Andando al di là dei depliant turistici e delle pubblicità su pagine patinate, che promuovono il turismo vuoto ed ebete in grandi e sfarzosi centri benessere, vi sono molte località poco note in cui vale la pena trascorrere del tempo per dedicarsi al proprio equilibrio, sia mentale che fisico, a stretto contatto con la natura. Sono luoghi in cui non serve né portafoglio, né cellulare (che comunque, anche volendo non troverebbe linea). Puoi certamente portarti la macchina fotografica e catturare grandi istantanee, ma i veri protagonisti rimangono i cinque sensi.

Situata ai confini fra Toscana, Lazio e Umbria, su un colle che domina la valle del Paglia tra l'Amiata e il monte Rufeno, la cittadina di San Casciano dei Bagni merita certamente una visita alle sue famose pozzette. Le origini del centro risalgono agli etruschi – come del resto quasi tutti gli altri insediamenti del centro Italia con queste caratteristiche – che ben conoscevano e sfruttavano le ricchissime risorse idro-termiche a disposizione. Fu meta di villeggiatura delle famiglie nobili in età romana, ma raggiunse il massimo della celebrità a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, quando viaggiatori e intellettuali da tutta Europa percorrendo l'Italia si fermavano qui, a metà strada tra Roma e Firenze.

Il paese, molto caratteristico, si affaccia su una verde vallata costellata di numerose sorgenti termali, dalle quali sgorgano ogni giorno oltre 5 milioni di metri cubi di acqua sulfurea a 45°-50°. Mediante un sistema di canalette, l'acqua viene raccolta dentro vasche in muratura che permettono il bagno in qualsiasi periodo dell'anno, anche durante i freddi mesi invernali in cui la neve cade copiosa. Questo per via della presenza di banchi di vapore che mantengono calda l'aria circostante, oltre ad una rete di stradine che le costeggiano, tramite le quali si può parcheggiare letteralmente a due passi dalle pozze. Sul fondo delle piscine, inoltre, si depositano i preziosi fanghi termali, ricchi di minerali e materiale organico, gentilmente concessi da Gaia a nostro uso e consumo, in maniera completamente gratuita.

A valle le acque danno origine al lago artificiale di San Casciano, nato dallo sbarramento della valle mediante una diga a monte del torrente Alvella, colorato del caratteristico celeste e smeraldo. Da lontano, risalendo di quota, il panorama acquisisce l'aspetto di una tela impressionista in cui è stato pennellato il paesaggio tutto intorno, riflesso e frammentato.

Scendendo, invece, il panorama muta dolcemente fino ai verdi prati della valle del Paglia, che divide in due la pianura ai piedi del massiccio vulcano amiatino. Si attraversa un antico ponte e il fiume ad esso sottostante e, dopo aver risalito un'altra serie di tornanti, la strada inizia ad aggredire il fianco del monte.

Proseguendo nel nostro tour termale, risaliamo i poggi boscosi che circondano l'Amiata, dai quali si gode di una vista privilegiata sugli scenari da cartolina della Val d'Orcia e, guardando verso Sud, nelle belle giornate si scorge perfino il mare.

Immersa nella Valle del Fosso Bianco si trova la suggestiva località termale di Bagni San Filippo, il cui nome secondo la tradizione religiosa deriverebbe dal periodo di ascesi che San Filippo trascorse qui, nel 1269.

Si presenta come un piccolo e silenzioso agglomerato di case, sorto attorno ad alcune sorgenti sulfuree d'acqua calda ricca di minerali e dal caratteristico color celeste e cenere, che corrono lungo bianchissime pareti calcaree in un susseguirsi di pozze e cascatelle. Il contrasto con i colori della natura circostante regala ai visitatori un colpo d'occhio al limite del magico.

Se poi si scende a piedi seguendo il corso del torrente, immersi nella foresta, si arriva alla cascata della Balena Bianca: un'altissima parete di carbonato di calcio, bianca come neve, sfumata sul marrone, rosso o verde a seconda delle diverse concrezione minerali, solcata da ruscelli di acqua fumante che sgorga ad una temperatura di oltre 40°. Una Moby Dick di roccia che emerge sbuffando dal verde circostante, imponente e immobile, in uno scenario unico quanto fragile.

La bellezza del luogo era ben conosciuta anche dalla famiglia Medici: i bagni furono infatti ristrutturati nel 1566 per volontà di Cosimo I de' Medici e furono frequentati anche da altri illustri membri della famiglia, come Lorenzo il Magnifico, che vi si recò nel 1485, e il Granduca Ferdinando II, nel 1635.

Anche Niccolo' Machiavelli fu un assiduo frequentatore di San Filippo, scrivendo a proposito delle capacità terapeutiche di queste sorgenti nella Mandragola.

Le acque di San Filippo non sono però legate solo ai temi dell'idrologia medica, ma anche a quelli del rapporto tra arte, scienza e tecnica. Già nel secolo XIII, Ristoro d'Arezzo, nella sua Composizione del Mondo, aveva sottolineato la particolarità di questo tipo di acque: “E già sono issuti monti, li quali erano tutti bianchi, quasi come neve, li quali erano fatti d'acqua, la qual facea pietra; e segno di ciò si era, che l'acqua uscia a sommo quelli monti, e vegnendo giù spargendosi d'attorno quelli monti, quella acqua si struggea facendosi pietra, e crescea sempre il monte. E nella sommitade d'uno di quelli monti era uno bagno d'acqua calda: nella quale noi ne bagnammo, e i nostri capelli, i quali stavano nell'acqua, vi si poneva pietra d'attorno, come la cera allo stoppino per fare candela”. La proprietà di cementazione delle acque fu utilizzata verso la metà del Settecento da Leonardo De Vegni, che inventò una tecnica – detta plastica dei tartari – con la quale riuscì a realizzare vari oggetti artistici. Per la loro produzione, nel 1766, De Vegni istituì un'apposita fabbrica, assai apprezzata dal Granduca Pietro Leopoldo. Nel 1788 presentò all'Accademia dei Fisiocritici di Siena una Memoria sulla plastica de' Tartari, dove descrisse nei minimi particolari il suo originalissimo metodo: “Senz'aiuto di scarpello, o simile arnese, ottengo, quasi immediatamente dall'acqua, bassorilievi di qualunque grandezza, e di qualunque più fino intaglio, candidi, lucidi, e duri a mio piacimento, potendoli avere di tutte quelle consistenze, che abbiamo sopra notate: che sicuramente posso ampliare tale invenzione per ornati d'architettura, lapide scritte, vasche di fontane, e vasi di giardini d'opera rustica, e simili, resistenti all'intemperie dell'aria al pari d'un marmo”. Anche Emanuele Repetti, nel suo Dizionario, descrive il metodo ideato Da Vegni: “Devesi all'ingegnere Leonardo Vegni l'industrioso metodo di riempire con l'incrostazione delle acque termali di S. Filippo le forme concave che vi si espongono; e ciò mediante la caduta dell'acqua medesima dall'alto sopra legni traversi sospesi alquanto da terra. Intorno all'apparato stanno appese quelle forme che si vogliono destinare a ricevere li spruzzi dell'acqua, perché ivi si depositi in tenuissime molecole il candido tartaro. L'operazione può farsi lenta o più sollecita, e ciò a proporzione che si avvicina o si allontana la caduta dell'acqua ad effetto di abbandonare una minore o maggiore dose di calce carbonata”.

Glauco Poscia

THREE

FACES

RECENT POSTS:
SEARCH BY TAGS:
bottom of page