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Viaggi d'altro tipo - "Gli Occhi Dentro - Concerto a più voci sull'apparenza. E su chi non la può ve

“La vera cecità è quella di chi può vedere ma non è più capace di farlo. Perché obbligato inconsapevolmente a chiudere gli occhi. Per sopravvivere”. Oppure: “L'impatto con la cecità è per un vedente un'esperienza sempre traumatica. Lo è tanto più in una società, come la nostra occidentale-contemporanea, in cui tutto viene filtrato attraverso la vista. In cui la vista è il punto di partenza e di arrivo delle nostre riflessioni. Una società basata sull'apparenza, sull'estetica, sull'immagine, sulla formalità esteriore, non può che considerare la mancanza della vista (o la carenza) come un dramma inappellabile. Un qualcosa di inconcepibile. Al limite del sovversivo”. Questi alcuni degli interessanti punti di vista esposti nella brillante opera di Domenico Guarino e Jens Mirannalti, “Gli Occhi Dentro” (Edizioni Le Piagge), incentrata sulla vita e sulle esperienze di otto persone affette da cecità ed ipovisione. Si chiamano Danilo, Selida, Giulia, Pino, Vanessa, Nadia, Gianluca e Giusi. Sono persone che studiano, lavorano, oppure stanno cercando la loro strada. Otto storie non solo di disabilità, difficoltà o dolore, ma anche di quotidianità, normalità e gioia di vivere: la generosa condivisione dei loro trascorsi, veicolata attraverso il libro ed il video-documentario allegato, ci fornisce uno strumento in più per analizzare il problema da un'altra prospettiva. Un problema che può assumere contorni differenti, se visto attraverso le parole dei protagonisti. Le loro storie, “normali” nella loro diversità, ci aprono gli occhi sull’esistenza di tante vite possibili, fondate su altri sensi ed altre percezioni della realtà: una sorpresa, per noi che sulla vista e sull'apparenza poggiamo gran parte delle nostre certezze. “Ci sono altre strade per vivere la nostra vita. Ci sono altri modi per trovare la felicità, altri sensi da scoprire, altre luci da vedere, altri fondali da esplorare. Perché evidentemente c'è sempre un altro modo. E qualche volta quel modo è migliore. E non vederlo è un errore o, peggio, un crimine”. Al contrario, come suggerisce sagacemente Pino – uno dei protagonisti – : “Si deve vivere con ciò che si ha, non con ciò che si vorrebbe avere. Ma da questa diversità di prospettive – io ho l'udito e il tatto più sviluppato, tu hai la vista – può nascere uno scambio proficuo per tutti, uno scambio virtuoso, perché si parla di concetti. Pensate a questo: se io ho una caramella e la do a te, e te hai una caramella e la dai a me avremo entrambi una caramella; ma se io ho un'informazione e la do a te, e te hai un'informazione e la dai a me, entrambi avremo due informazioni a testa”.

Simone Piccinni THREE FACES

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