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Prima settimana a Bejing - Viaggio in Cina, atto II

Culturalmente, la Cina, è agli antipodi rispetto a noi occidentali. Anche le cose più banali possono sorprendere e disorientare. Dopo una settimana di permanenza, questa è una lista sui disagi e gli agi che ho trovato nell'interazione con i cinesi:

1) La scheda sim

L'altro giorno ho dovuto comprare una sim nuova, dato che quella che avevo fatto all'aeroporto appena arrivata si è dimostrata essere falsa.

Qui ovunque bisogna fare attenzione, la capacità di discernimento dal vero e dal possibilmente falso, può davvero salvare la vita, o nel mio caso il 3G.

Quando devo scegliere una compagnia, penso che nel parco del campus ci sono ombrelloni arancioni, viola e verdi. Opto quindi per l'arancio, e mi vengono mostrati tanti fogli con su stampati dei numeri in serie, uno dopo l'altro. L'unica cosa che mi viene in mente è la lotteria. Chiedo per la mia sim: il ragazzo addetto mi porge il foglio e mi dice di scegliere un numero. Non capendo gli chiedo quale differenza faccia, gli dico di assegnarmene uno e di farla finita lì, io voglio solo il mio beneamato 3G.

Lui insiste. Devo proprio scegliere. Per farla veloce gli indico un numero a caso, gli dico che voglio quello, lui lo guarda e poi guarda me, mi chiede se non sia un problema che ci sia il numero 4 ripetuto più volte.

Comincio ad alterarmi, sto per rispondergli che no, non me ne frega un benemerito, quando mi sovviene tutta la tiritera sulle questioni dei numeri legate alla fortuna. Mi guardava perplesso perchè il 4 si pronuncia come la parola “morte”, ed è quindi da evitare come la peste. Mi addolcisco, gli faccio capire che sono proprio un'empia neofita, e lo prego di scegliere per me un numero abbastanza fortunato. Sta di fatto che il 4 me l'ha comunque appioppato. 2) In cerca del locale gay. Ci facciamo l'idea che se si vuole scoprire qualcosa sulle opinioni che i cinesi hanno riguardo alla loro vita e riguardo chi li governa e come, è necessario individuare le persone giuste: i gay. Perchè secondo noi, i gay, a essere apertamente gay in Cina, devono essere dei tipi con le palle, e sicuramente qualcosa la sapranno. Per ora è solo una supposizione poiché non ce la siamo sentita, in metro, di disturbare una coppia in mezzo alle effusioni per chiedere qualche informazione. Ed è una supposizione perchè ancora non abbiamo capito bene quali siano i locali giusti. Anzi sì, ma sbagliamo sempre il giorno.

3) Lezione di cinese in edicola: Quasi tutte le edicole oltre che vendere riviste e giornali dispensano anche gelati confezionati ed enormi porzioni di pane dolce e soffice. Letizia, non vedendo il pane, chiede al giornalaio quando dovrà tornare per poterlo comprare, pronunciando 'mian bao' (pane) in modo sbagliato, suscitando l'ilarità del signore dietro, che comincia a sghignazzare e farle il verso. Non ci lascia andare prima di essersi assicurato che abbiamo imparato per bene a dire 'mian bao' con i giusti toni!

4) Le castagne: All'uscita metro di Yuanmingyuan ci sono tre carretti che vendono una strana cosa: è una torta altissima che sembra polenta per il colore e la consistenza, invece è di castagne! Ho già la bava alla bocca, mi avvicino e l'ambulante mi chiede se ne voglio un pezzo. Ma fa un errore. Senza pudore prende il coltello e lo intinge in un secchio d'acqua torbida e lo pulisce con uno straccio ancora più torbido. Infelice visione, lascio perdere la merenda. La assaggerò più tardi dal carretto di una donnina più affidabile. E' un mattone, ultimamente penso che l'unica cosa in grado di sgrassare l'esofago sia la cocacola, è diventata una specie di medicina.

5) Il dormitorio: Oggi mi è capitato di vedere i dormitori degli studenti cinesi. Sono dei prefabbricati a due piani in mezzo a un cantiere. Mi sono accorta che il nostro dormitorio, da noi tutti considerato come una struttura del tutto accettabile, se non difettosa per qualche comodità in più che sarebbe potuta esserci, è in realtà un hotel in confronto e che, per quanto non ci sforziamo di voler apparire i più ricchi, di fatto finiamo lo stesso per non eliminare il divario.

6) Gli Hutong (vicoli): Gli hutong sono rimasti l'ultima vera “Cina” a Pechino: sono case tipiche di un piano, abitate per lo più dai meno abbienti, ormai in via d'estinzione per lasciare spazio alla crescente foresta di grattacieli. Formano un labirinto di mercatini di frutta e verdura, uova azzurre e verdi, carni tenute fuori dal frigo e bische di giocatori di carte e dama. Un via vai caotico di motorini e biciclette. Sembrano fatti apposta per essere fotografati. Ce n'è di più e meno turistici, e capitare in quelli “meno” non è proprio una brillante idea, non tanto per il pericolo, quanto perchè, io per lo meno, ho avvertito la netta sensazione di essere completamente fuori luogo con il mio zaino e la mia macchina fotografica da “occidentale cresciuta negli agi”. Già amo queste vene secondarie, questi polverosi teatri di realtà che formano la parte vecchia, che come in ogni città, ne rappresentano il cuore pulsante.

Francesca Succi

THREE

FACES

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