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Viaggi d'altro tipo - Amore incondizionato: la Florence Tattoo Convention

Tutti, nella vita, abbiamo degli appuntamenti fissi che non salteremmo per niente al mondo. Che sia la sagra del coniglio in umido a Lambrate o la Biennale a Venezia cambia poco. Per quanto riguarda me, l'appuntamento inderogabile per eccellenza è la Tattoo Convention di Firenze.

Il colpo di fulmine mi colpì nel lontano 2008, quando per la prima volta varcai le porte della Fortezza da Basso, ritrovandomi in un mondo completamente nuovo e sconosciuto. Poche volte mi sono sentito così nudo come quella volta. Cosa era il mio misero tatuaggio sul braccio, in confronto ai capolavori (e non) che ricoprivano le centinaia di persone presenti? Niente. In un attimo ho capito che non facevo parte di quel mondo, ma cazzo se volevo entrarci. Ammetto che pesò non poco sulla decisione il trovarmi di fronte a uno dei più grandi concentramenti di figa che i miei giovani occhi avessero mai avuto la fortuna di vedere.

Nell’esplosione di colore che furono quei primi minuti, i miei occhi non sapevano chi guardare, le mie gambe non sapevano dove andare e le mie orecchie erano totalmente ipnotizzate dalla melodia di più di cento macchinette ronzanti che decoravano altrettanti corpi. Mi innamorai all'istante, senza alcuna possibilità di scampo. Non di una delle stupende ragazze che rischiavano di farmi disarticolare il collo ogni venti secondi, ma del Tatuaggio, del suo mondo e dei suoi protagonisti. In quel momento ho capito che non avrei più avuto bisogno di un significato particolare per tatuarmi, mi bastava l’amore come motivazione.

Ovviamente non potevo non lasciarmi un segno sulla pelle di questa fantastica illuminazione. Bastò uno sguardo d’intesa con il mio compagno di tatuaggi, l’amico che mi aveva introdotto in questo fantastico universo, per cominciare la ricerca di chi, a sua insaputa, avrebbe suggellato questo indissolubile matrimonio. Il soggetto era già deciso: sfoggiando tutta la nostra originalità, ci saremo tatuati in giapponese la parola amicizia. Casualmente la scelta ricadde sullo stand di una ragazza svizzera, proprio nel momento in cui la bella elvetica si chinò per raccogliere una matita, regalandoci un meraviglioso panorama di pizzo e seta. Quel giorno erano presenti decine fra i migliori tatuatori italiani e non, e noi abbiamo scelto quella che ci ha fatto vedere il perizoma. Rifarei quella scelta, nonostante si sia rivelata una delle tatuatrici più scarse che abbiano mai presenziato in quella convention, oltre alla causa di una serie d'incomprensioni linguistiche di notevole entità. Però ci aveva fatto vedere il culo: sembrava abbastanza. Me ne andai da quella mia prima volta con un sorriso da orecchio a orecchio, consapevole di aver trovato finalmente una relazione che non mi avrebbe mai deluso.

Questo sabato, come ogni anno, ci sono tornato. E come ogni anno mi sono reso conto di quante cose siano cambiate in questa convention, dagli stili più in voga, alle persone che lo frequentano. Ci sono molte più famiglie e molti più hipster. Ci sono i duri e puri del tatuaggio e ci sono i turisti del tatuaggio, che trattano l’amore della mia vita come una prostituta, per assecondare la moda e la voglia del momento. Ma per me non è cambiato nulla. Ogni volta che supero quei cancelli mi trasformo in un bambino nel suo parco giochi preferito, inebriato dal ronzio delle macchinette e dall’odore della vasellina, che si vorrebbe far tatuare da ogni tatuatore incontrato. Il bambino si ricorda poi – o meglio, gli ricordano – che prima sarebbe meglio che pagasse le bollette, e si limita a prendere biglietti da visita ed ispirazioni da presentare poi al tatuatore di fiducia. Ma ogni volta si incanta a guardare a bocca aperta il maestro polinesiano o giapponese che tatua senza usare la macchinetta, ma solo le tecniche tradizionali. Ogni volta vorrebbe essere sotto quelle mani a soffrire per avere sulla pelle qualcosa di unico. E ogni volta si innamora della ragazza che si sta facendo tatuare da quelle mani.

Finalmente, in occasione di questa edizione, posso condividere quello che ho visto grazie alla presenza della nostra collaboratrice e amica Benedetta Bendinelli, fotografa, che ha saputo immortalare alcune delle immagini più belle che abbiamo incontrato, soffermandosi con particolare attenzione sui volti dei tatuatori e dei tatuati, cogliendo con particolare sensibilità ciò che lega tutti noi amanti di questo universo parallelo. Ciò che mi fa avere un unico rammarico: l'avere un solo corpo a disposizione.

Questo il link per vedere tutte le foto: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.583545398437608.1073741847.128484770610342&type=1&pnref=story

Niccolò D'Innocenti THREE FACES

Foto: Benedetta Bendinelli

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