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Il Cammino di Santiago - Viaggio attorno al Mondo, Atto I

La puesta de sol más hermosa que he visto en mi vida!

Dopo 27 giorni di viaggio, sono arrivato a Porto, una delle prime grandi cittadine che si incontra entrando dal nord del Portogallo. Quì è tutto grigio: il cielo, i palazzi, perfino le persone. Nessuno saluta, tutti ti guardano e solo chi vuole venderti qualcosa ti degna di una parola. E’ un cumulo di chiese e monumenti storici, neppure l'ombra di un essere vivente appare. Tutti apparentemente si muovono per inerzia tra i negozi alla moda, alla ricerca dell’ennesima maschera che riesca a farli accettare dalla società in cui vivono. Sembrano accontentarsi; io invece sono dispiaciuto per loro.

Preferivo la sporcizia del Cammino di Santiago, la semplicità dei paesini attraversati in oltre tre settimane di passeggio tra boschi e colline desolate.

Vorrei parlare un attimo di questo business che anno dopo anno, sta mantenendo in vita tutta la parte settentrionale della penisola spagnola e non solo.

Il cammino è un lungo percorso, o se preferite una bella passeggiata, che i pellegrini facevano fin dal Medioevo passando dalla Francia fino a giungere al santuario di Santiago di Compostela, dove ancora oggi è custodita la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore.

Per arrivare a destinazione ci sono diverse vie; le più battute sono il cammino francese attraverso Pamplona, Logrono, Burgos e Leon, e quello del nord che percorre la costa passando per Irùn, Bilbao e La Isla.

Il pellegrino moderno lo si può riconoscere grazie ai numerosi simboli che porta con se, quali la conchiglia, la spada, il bastone fiorito oppure la bisaccia.

A partire dai primi anni novanta, molte sono diventate le persone che percorrevano il pellegrinaggio di Santiago, soprattutto di nazionalità non spagnola e anche per motivi non religiosi.

Negli ultimi anni Giacobei, il 25 luglio - che cade di domenica ed è il giorno della festa del santo - , il numero dei pellegrini raggiunge picchi vertiginosi, anche di dieci volte maggiore rispetto all’anno precedente.

Un ringraziamento speciale deve essere fatto sicuramente a Giovanni Paolo II, che in occasione della giornata mondiale della gioventù del 1989, percorse egli stesso una parte del Cammino, pubblicizzando ulteriormente la passeggiata. Senza dimenticare il primo romanzo scritto da Paulo Coelho, dopo aver compiuto il pellegrinaggio nel 1986 e divenuto in alcune parti del mondo, un punto di riferimento e di iniziativa per svolgere un’avventura del genere.

Ora vorrei raccontarvi però quello che è stato per me questo Cammino. Tiziano Terzani diceva: “Ognuno deve cercare a modo suo, ognuno deve fare il proprio cammino, perché uno stesso posto può significare cose diverse a seconda di chi lo visita.”

La mia intenzione di percorrere questa parte di viaggio non dipende in alcun modo dalla religione, infatti non sono mai entrato in una chiesa durante tutto il cammino, neppure nella Cattedrale di Santiago, ma come sperato ha dato i frutti in base allo scopo per cui l’ho intrapreso. Il mio è stato un viaggio introspettivo, per scavare dentro di me, mettermi alla prova, scoprire i miei limiti, prima di arrivare nel profondo di quella che, in ogni caso, sarà l’avventura più importante della mia vita.

Il mio pellegrinaggio è partito da Burgos, una delle cittadine più vicine a Barcellona, città in cui sono arrivato con un traghetto dopo quasi 24h di viaggio. Il giorno della partenza mi sono presentato del tutto impreparato: in primis per l’attrezzatura composta da due zaini di un peso complessivo di oltre 20kg - in pratica l'equivalente di un suicidio - , scarpe da ginnastica, jeans, e niente sacco a pelo.

Come sono arrivato in fondo, vi chiederete ora? Con la stessa attrezzatura, ad eccezione di qualcosa seminato per strada, ma con una testa nuova e cresciuto dentro in modo incredibile. Molto presto sono arrivato a capire quanto poco mi possa servire per viaggiare, senza contare le tante paure e i timori che sono riuscito via via a lasciare per strada. Sono arrivato a Muxìa, sì, perchè il cammino per me finisce qui: più leggero, dimagrito e pronto a nuove esperienze, con una gran sete e voglia di scoprire cosa c’è oltre quel confine immaginario che quotidianamente ci vieta di godersi appieno ciò che di più bella la vita ci ha donato.

Vorrei dirvi tante altre cose, ma devo scappare, ci sentiamo presto.

Un abbraccio.

Per seguire i miei spostamenti live:

Massimo Lo Bianco THREE FACES

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