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Viaggi di altro tipo - Asfissia per un respiro di libertà, la storia di Nikos Romanos

Il 6 dicembre 2008 moriva assassinato ad Atene il quindicenne Alexis Grigoropulos per mano di due poliziotti. La stazione centrale di polizia ordinò ai due ( Epaminondas Korkoneas e Vasilis Saraliotis ) di recarsi al viale Alexandras. Quest’ordine non fu mai eseguito poiché deviarono verso il quartiere Exarchia dove Grigoropulos stava passeggiando con il suo migliore amico Nikos Romanos e altri ragazzi. Le guardie speciali provocarono il gruppo di ragazzi verbalmente e alle richieste di spiegazioni di Grigoropulos giunse lo sparo fatale. L’omicidio ha partorito manifestazioni e occupazioni nei mesi successivi di scuole e università toccando qualunque strato sociale.

Il terribile avvenimento segnò l’inizio delle vicissitudini di Nikos Romanos, coetaneo di Alexis, che da quel giorno scelse come linea di vita la militanza attiva nelle schiere anarchiche.

Nel febbraio 2013, Nikos, insieme a tre compagni, viene arrestato per la rapina a Kozani e, successivamente, accusato di partecipazione a gruppi terroristici; quest’ultima accusa non è stata portata avanti per la mancanza di prove. Passate ventiquattr’ore dall’arresto, la polizia pubblicò delle foto palesemente modificate dei quattro per nascondere le violenze esercitate dai tutori della legge.

Passano i mesi senza che la situazione di Nikos si chiarisca a livello giuridico fino a che, nella primavera del 2014, il prigioniero Nikos Romanos supera gli esami d’ammissione all’università. Il ministro di giustizia Athanassiou è andato direttamente in prigione a consegnare il premio per il suo successo accademico equivalente a 500 euro, ma fu lo stesso Romanos a rifiutare sia la visita del ministro che il premio. In questo momento avviene una grande contraddizione, visto che fu lo stesso ministro a negargli il diritto all’istruzione, impedendogli di frequentare la facoltà scelta.

Il 10 novembre Nikos intraprese lo sciopero della fame scegliendo così l’unica arma di difesa per il solo diritto rimastogli nel buio della prigione.

“Utilizzando il mio corpo come una barricata, sto inviando un ricatto politico per conquistare qualche soffio di libertà dalla schiacciante condizione della carcerazione” scrive Nikos in una delle sue lettere.

Dal 30 novembre si ritrovano ininterrottamente sotto la finestra della cella ospedaliera di Nikos migliaia di persone provando a partecipare al suo martirio sostenendolo con cori e conversazioni a cui il ragazzo risponde con spirito.

“Quale università avresti scelto?” N: “Pensandoci ora vorrei diventare uno chef”

“Come ti senti?” N: “Come un pulcino in gabbia”

“Che fai durante la giornata?” N: “Leggo libri di cucina”

Nel frattempo è arrivato dallo stato l’ordine di sottoporre all’alimentazione forzata lo scioperante, una tecnica/tortura usata anche nel carcere di Guantanamo, una pratica brutale ed estremamente dolorossa per il detenuto. Il rifiuto del ragazzo è stato appoggiato anche dai medici che a loro volta si sono opposti all’ordine del magistrato.

Dopo il 10 novembre anche gli altri tre arrestati coinvolti nella rapina in banca , Ghiannis Michailidis, Andreas Dimitris Burzukos e Dimitris Politis hanno iniziato lo sciopero per solidarietà al loro compagno.

La risposta solidale di tutta la Grecia non si è fatta attendere: si sono svolti e si stanno svolgendo grandi cortei per tutta la nazione e l’1 dicembre si è tenuta la conferenza stampa convocata dai genitori di Romanos e Michailidis presso il teatro occupato Empros, dove hanno dichiarato: “Qualsiasi cosa succederà a Nikos ne saranno responsabili il ministro della giustizia Athanassiou e il governo”.

Il 2 dicembre un’importante marcia di solidarietà di almeno 10.000 persone ha raggiunto la Piazza del Parlamento ad Atene mentre altre si sono svolte in varie città greche.

Questo il video della manifestazione : https://www.youtube.com/watch?v=ngpuGxY9jMc.

Il corteo di Atene la sera è arrivato al quartiere già macchiato di sangue Exarchia, dove è scoppiata una guerriglia tra popolo manifestante e MAT ( guardie speciali antisommossa ). La polizia, a sangue freddo, munita di lacrimogeni e manganelli, non ha risparmiato pestaggi e cacce all’uomo.

Ad oggi, Nikos è al venticinquesimo giorno di sciopero della fame, con 17 chili in meno, ricoverato in ospedale, con un battito del cuore di 170 bpm. Nonostante la tragica situazione, il governo gli ha nuovamente rifiutato il permesso allo studio recludendolo anche nella gabbia dell’ignoranza.

Nella sua ultima lettera “Ballando con la morte per 24 giorni” Nikos risponde a questa decisione del governo:

“Cerco di imprimere su un pezzo di carta gli ultimi resti di pensiero coerente prendendo spunto dagli ultimi sviluppi e dell’ulteriore rifiuto della mia richiesta di permesso di studio.

Dai primi giorni di sciopero ho detto che la risposta negativa di Nikopoulos (giudice istruttore del carcere) che per tutto questo tempo si dichiarava non competente, è l’inizio di una strategia governativa con l’obbiettivo di liquidarmi. Questa valutazione politica si è assolutamente confermata inizialmente con il mandato del magistrato della prigione di Korydallos Evangelia Marsioni per la mia alimentazione forzata, atto che consiste in un vero e proprio violenza e ha portato alla morte tra gli altri sia Holger Meins in Germania, sia membri del GRAPO in Spagna. Rende onore ai medici dell’ospedale l’aver gettato nella spazzatura l’ordinanza del tribunale, rifiutando così un tale crimine di stato.

In seguito, il mio ricorso ad un tribunale fuori dalla prigione (una scelta legale che scelgono molti detenuti quando il tribunale del carcere rifiuta le loro domande) è stata respinta con la motivazione che è vincolante la decisione di Nikopoulos, precisamente il motivo per cui stavo facendo ricorso.

Per coloro che hanno una minima percezione politica, l’intervento del ministero della giustizia, un giorno prima della riunione della giuria, era un chiaro ordine di rifiuto della mia richiesta e spiegherò subito il perché.

L’avviso emesso dal ministero della giustizia menziona apparentemente che Athanasiou non è il competente, per poi aggiungere: - I permessi d’istruzione sono concessi esclusivamente dal consiglio appropriato (della prigione), al quale presiede il pubblico ministero, mentre per gli imputati è necessario anche il consenso dell’organo giudiziario che ha ordinato la detenzione temporanea -.

In breve, il ricorso viene annullato praticamente sotto il solo volere del ministro. Tutto ciò camuffato con la proposta impossibile di lezioni tramite videoconferenze al posto del permesso d’istruzione, una proposta senza fondamenti, che potrebbe aprire la strada alle autorità carcerarie verso un’abolizione di questi permessi, scegliendo di adottare la soluzione delle video conferenze per tutti i detenuti. Con la stessa logica tra un po’ di tempo le visite in carcere della famiglia avverranno tramite schermi per motivi di sicurezza e così come i nostri processi. La tecnologia al servizio della “rieducazione” e giustizia. Progresso umano o fascistizzazione… La storia giudicherà.

A questo punto vale la pena di menzionare anche il ruolo del giudice istruttore Nikopoulos, il quale fin dal momento in cui ho cominciato lo sciopero della fame, ha ricevuto chiare indicazioni politiche dai suoi superiori del ministero della giustizia. Per questo, d’altronde, tutti danno a lui la responsabilità. Il suo compenso per questo servizio sarà la sua promozione alla Corte Suprema come è già successo col suo predecessore Dimitris Mochas, il quale ha preso posizione in decine di campagne anti anarchiche repressive. Ora gode del lauto stipendio di giudice d’elite della Corte Suprema. Un caso? Non credo.

Ho preso la decisione di non fare un passo indietro e rispondo con lotta fino alla vittoria o lotta fino alla morte.

In ogni caso se lo stato mi assassina con la sua presa di posizione, il signore Athanassiou e la sua compagnia rimarranno alla storia come una banda di assassini, istigatori morali della tortura e dell’omicidio di un prigioniero politico. Speriamo solo che si trovino quegli spiriti liberi che sappiano giudicare la legge della loro giustizia.

Ovviamente non posso controllare gli automatismi sociali che si creano. Tuttavia tutti quelli del Syriza (il partito politico greco di sinistra con leader Tsipras, l’unico che si è interessato all’incontro con Romanos) che sono venuti a trovarmi e tutti gli altri commercianti di speranze hanno trovato la porta chiusa, impossibilitati ad avere qualsiasi tipo di dialogo.

Ci tengo a sottolineare che ho ufficialmente firmato la mia rinuncia per qualsiasi somministrazione di flebo.

Infine voglio inviare la mia stima e la mia amicizia a coloro che mi sostengono in tutti i modi possibili.

Concludendo, due parole per i miei fratelli, Ghiannis, anche lui in ospedale, Andreas, Dimitris e tanti altri.

La lotta nascerà anche delle perdite siccome nelle vie verso una vita dignitosa si deve prendere per mano la morte, rischiando di perdere tutto per ottenere tutto. La lotta continua dando pugni al coltello, ancora e ancora”.

I giorni passano, ma la situazione di Nikos non sembra avvicinarsi a nessun punto di svolta positiva e bollettini medici risultano sempre più preoccupanti. Ancora una volta vengono violati dei diritti inviolabili dell’uomo nel totale silenzio dei mezzi d’informazione italiana. Siamo solo una piccola voce che sta urlando per i diritti di Nikos, nella speranza che molte altre voci si affianchino alla nostra per dare visibilità a una vicenda che si sta avvicinando, come nel 2008, verso un epilogo drammatico.

Le parole del giornalista greco Aris Chatzistefanou riescono ad inquadrare perfettamente la grave responsabilità del governo di Atene:

“ […] ammazzano una persone per provare che sono più forti. Non stanno lottando contro questa persona. Vogliono piegare te. Vogliono dimostrarti che qualunque cosa farai sarai tu a perdere e se esagererai sarai morto. […] ”

LiPam

THREE FACES

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