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Cielo e sabbia - Viaggio in Israele, Atto I

L'odore è inconfondibile, ti entra dentro come un cazzotto nello stomaco. Non è il caldo, non è l'umidità. Lo conosci, l'hai provato decine di volte. Il diverso ha un suo fascino. E' solo questione di giorni, e arriverà l'abitudine. L'effetto visivo e la meraviglia sostituiranno l'olfatto.

Tutte le volte che metto piede in una città araba la sensazione è la stessa: smarrimento iniziale. Ti muovi nei vicoli della città vecchia, un intricato labirinto di persone e strade; un gioco a premi in cui la bussola non serve. Sulla strada per il muro del pianto, soldati e commercianti arabi insistenti, Armeni e preti cattolici. Ovunque cappelli degli ebrei ortodossi, enigmatico miscuglio di storie, provenienze ed adattamenti.

Il frullatore si chiama Gerusalemme. La città delle religioni, il centro del mondo musulmano, la tomba di Cristo. Tutto in questa città è significativo. Tutto si poggia su un delicato equilibrio delle parti. Millenni di guerre, millenni di storia. Qui si è scritto il destino di popoli, eroi e leggende. Gli stretti ciottolati mi portano verso il muro. Un fiume di persone si reca a rendere omaggio a Dio. Bambini arabi giocano a pallone nel campo della scuola, non sia mai sia svelata la mia origine italiana. Tempo tre minuti e le squadre sono fatte: tre contro tre. Perdo. Continuo a girovagare e dopo essermi perso tre volte chiedo informazioni ad un soldato. Un ragazzino 18enne di colore. Divisi per sesso centinaia di fedeli a testa china. Etnie e lingue si mischiano. A pochi metri, dall'altra parte del muro, la spianata delle moschee. Due religioni, così simili, così diverse.

I luoghi sono connessi da uno stretto ballatoio, superando il checkpoint giri pagina e cambi realtà. Il colore del cielo è la perfetta cornice alla Moschea al-Aqsa. La cupola in oro e il blu cobalto della struttura sono visibili da qualsiasi colle di Gerusalemme. Gruppi di donne e di uomini si riuniscono sotto l'ombra di alberi centenari, parlando di fede e di vita. Fede e vita nelle strade, nelle case e nei negozi. Souvenir di immagini sacre. La croce costa solo 5 euro, conveniente.

Sky and sand, cielo e sabbia. In mezzo a milioni di anime. Chilometri di nulla: rocce e polvere. Nessuna chiesa nel deserto. Nessun dogma. Le percezioni si amplificano, i sensi si assottigliano. Oasi fatte di lamiera, i villaggi nomadi si affacciano sull'autostrada come macchie di vita.

Mangiando chilometri ti avvicini alla prossima destinazione: Masada, un simbolo di eroismo e sacrificio per Israele. E' il 1 sec. d.c. ed un gruppo di ribelli Zilioti si accampò sull'altopiano di Masada per resistere agli invasori romani. Un anno dopo la decima legione romana riuscì a penetrare le mura, trovandosi di fronte al suicidio di oltre 900 persone. “Mai più un’altra Masada, mai più ci faremo sopraffare”, questo è il solenne giuramento che ancora oggi i soldati israeliani pronunciano sulle rovine della città.

Te stesso, il tuo zaino ed una nuova destinazione: la Cisgiordania. I luoghi ed i tempi sono scanditi da checkpoint, barriere artificiali di ingresso ed uscita. Il cambiamento è totale, dall'occidente all'oriente in tre metri. Il disagio iniziale scompare, chilometro dopo chilometro cresce l'esigenza di vedere, capire ed immagazzinare.

Murales sbiaditi ai fianchi della strada, immagini di guerra, di ribellione e di religione. Le vie di Ramallah sono un disordinato affresco di vita. La routine va avanti, i mercati, colmi di merci, sono intervallati da pezzi di Muro. Le torrette di controllo israeliane, ormai in disuso, mostrano ancora i segni di un passato recente. Bastioni moderni anneriti dalle fiamme della seconda intifada. La normalità è un concetto incredibilmente soggettivo, in questi luoghi acquista ancora più particolarità. La "bussola" punta a Nord, c'è ancora tanta WestBank da scoprire.

Davide Lemmi

THREE FACES

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